UNA VOCE (IN)UMANA
uno spettacolo di Marco Carniti
da Jean Cocteau
con Carmen Giardina
scenografia Marco Carniti
in collaborazione con Paolo Carbone
musiche Pivio
“L’amore è pura follia, e merita una stanza al buio e una frusta come per i pazzi.”
(Shakespeare)
Nulla è più drammaticamente attuale delle tragedie per amore. L’amore è pazzia e l’abbandono è il vuoto. Così Cocteau rappresenta l’Amore in un testo nel quale, ancora oggi, tutti ci possiamo rispecchiare. Così come per Shakespeare, l’innamorato è un folle chiuso nella sua prigione, vittima della sua stessa follia masochistica.
Ho trasportato l’amante dolorosa di Cocteau in una dimensione contemporanea incastrando il personaggio nell’ingranaggio emotivo infernale di una routine quotidiana. Una “donna sull’orlo di una crisi di nervi” che, straziata per l’abbandono dell’amante, vive in un suo spazio fermo nel tempo, invasa dai mezzi di comunicazione. Uno spazio dominato da un totem sacrificale. Una lapide meccanica a cui la protagonista si aggrappa ostinatamente nella speranza di cancellare tracce, azioni, odori, ricordi, della persona amata.
La sua condizione, ad uno sguardo distaccato, non può che svelare l’involontaria comicità dei nostri comportamenti, l’assurdità dei nostri processi interiori, condannando l’ipocrisia dei nostri rapporti sentimentali.
Dal tragicomico al dramma. Dalla farsa alla tragedia. Questo esperimento teatrale ci dà l’opportunità per un dialogo contemporaneo con Cocteau sul buio esistenziale ed il vuoto interiore causati dall’amore.
Marco Carniti
Questo è stato sicuramente l’impegno più difficile che ho affrontato come attrice. Con Marco Carniti abbiamo riscritto il testo di Cocteau immaginando una nostra contemporanea, insomma più “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Almodovar che la Magnani nel film di Rossellini. In scena insieme a me, Flock, un fantastico cane-attore di razza maremmana, tanto per rendere l’impresa ancora più ardua!
La stampa:
“Lo scorrere del tempo nella ‘Voce umana’ di Marco Carniti è l’equivalente di un processo d’analisi…una lucida ed emozionante analisi del mondo contemporaneo…Mostra chiaramente come il testo, anche dopo l’interpretazione della Magnani, abbia ancora molto da dire al suo pubblico.
Eccellente prova di Carmen Giardina che gestisce con maestria l’evoluzione del dramma…incarnando sapientemente tutte le sfumature psicologiche della protagonista”
(Daniele Di Giovenale)
“Carniti va oltre, e senza neanche troppo esagerare cita volutamente Sarah Kane…un sovrapporsi e unificarsi di morti interiori che si equivalgono.
Il sipario si apre su uno spazio nel mezzo del quale si erge un fallico totem di lavatrici sovrapposte, vero e proprio Moloch troneggiante sull’esistenza umana. Un appartamento che, più che uno spazio dove si vive, sembra un vero e proprio campo di battaglia”
(Fabio Montemurro)
“La dinamicità e la fisicità con cui l’attrice trasmette la sofferenza del personaggio rimandano alle origini di Carniti ed al suo contatto con la danza, efficace strumento per dipingere contraddizioni e idiosincrasie che caratterizzano l’amore e i nostri giorni.
Un piccolo mondo alienato…ridotto ad uno smartphone”
(Serena Lena)